1. |
E2E4
04:34
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sotto gli alberi del centro mi confronto con nemici sconosciuti
uno sguardo basta per sfidarci a singolar tenzone
noi non siamo di quelle persone che sprecano parole
no, non siamo di quelle persone
come si sta bene in questo mondo dove tutto è bianco e nero
e bastano due lettere e due numeri a descrivere ogni cosa
il mio posto è in fondo a questo mare, che attutisce tutti i suoni
tranne il ticchettare dei cronometri, ed il battito del cuore
preferisco un'apertura regolare che già indichi la strada
che contenga tutto il suo sviluppo per almeno dieci mosse
no, non mi spaventano gli scambi, anche se perdo materiale
non mi pesa fare sacrifici, se c'è una ricompensa
in qualche minuto già languiamo nelle calme equatoriali
dove una banale distrazione porta gravi conseguenze
non è facile restare calmi, quando non succede niente
e si decide chi uscirà vincente, e chi uscirà battuto
ha lasciato che occupassi il centro, ma ora instaura una pressione
sento che qualcosa si prepara, ma è troppo complicato
e cado in una trappola sottile che non riesco a prevedere
e i suoi pugni azionano il cronometro con impeto crescente
turbine di colpi ben piazzati che mi inchiodano alle corde
ticchettio, assordante stillicidio che impedisce di pensare
e non ho più voglia di parare i colpi, preferisco andare a fondo
dirmi che non ho abbastanza forze per riuscire a questo gioco
non ho la pazienza che ci vuole per riuscire a questo gioco
non ho la fermezza necessaria a prevalere a questo gioco
non ho la fermezza necessaria a prevalere a questo gioco.
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2. |
Foto
03:58
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ho trovato le foto
dentro al vecchio cassetto
prese distrattamente
in un altro presente
teste e idee spettinate
ecco i nomi e le date
e i cancelli del parco
ma non mi riconosco
non cambiare discorso.
un confronto allo specchio
e mi disintegro piano
col passare del tempo
ridivento terreno
ad un ritmo costante
e non c'è niente da dire
ma continuo a parlare
finché resti una traccia
di pensiero cosciente.
il mio afflato divino
non si riesce a trovare
l'hanno perso per sbaglio
proprio come un bagaglio
e io lo aspetto agli arrivi
con in mano un biglietto
e un po' di male alla pancia
guardando il nastro girare
guardando il nastro girare...
e questo male alla pancia
è tutto quello che resta
è l'estremo saluto
del pensiero cosciente
forse un'indigestione
qualche cosa che ho preso
un sapore un po' aspro
che in effetti detesto
niente di più indigesto
niente di più indigesto...
e mi disintegro piano
ad un ritmo costante
rinunciando a qualcosa
ogni giorno che passa
inconsapevolmente
trasformandolo in rabbia
in un male alla pancia
in un peso costante
proprio sotto lo sterno.
e gli arbusti del parco
denudati dal freddo
non son rami ma sbarre,
inferriate, cancelli,
ed il grigio del cielo
un soffitto incombente
troppo basso, opprimente
tutto pieno di nubi
circondato da tubi
tutto sporco di nubi.
ma davvero, tu dici?
siamo noi in primo piano?
idee tutte arruffate
ai cancelli del parco
davanti o dietro le sbarre
secondo i punti di vista
ma non mi riconosco
e non ti riconosco
ne sei proprio sicuro?
non cambiare discorso.
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3. |
Elettroni
05:02
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provate a immaginare un casino di elettroni
spediti a tutta birra contro ad uno schermo opaco
sul quale qualcuno ha ritagliato due fessure
ci sono particelle che si schiantan contro il muro
ci sono particelle che attraversan le fessure
e dietro il primo schermo ce n'è un altro
dove vanno ad atterrare
il professore chiede, voi, che cosa ne pensate?
c'è un tizio che propone: due bande parallele
mentre noi scriviamo tutto ma non ci capiamo niente
scriviamo tutto ma non ci capiamo niente
e il professore ride soddisfatto, e scuote il capo
no, dice, la materia si comporta come luce
e cosa fa la luce quando incontra una fessura?
cosa fa la luce quando incontra una fessura?
e il mio vicino mormora, sgomento,
ma cosa dice? di che cosa parla?
ma tu, poi, l'hai mai visto un elettrone?
secondo il professore non c'è modo di capire
un comune mortale non è in grado di capire
dice che la materia si comporta come luce
ma neanche richard feynman c'ha il cervello di capire
neanche richard feynman c'ha il cervello di capire
allora guardiamo tutti insieme la stranissima figura
e proviamo a domandarci quale delle due fessure
attraversa un elettrone per stamparsi contro il muro
non c'è risposta a meno di sparare dei fotoni
per fare un po' di luce, per contare gli elettroni
ma la luce non è un'onda, è più un corpo senza massa
che sposta un elettrone, gli rovina la giornata
e gli elettroni innervositi formano due bande parallele
secondo il professore non ci sono vie d'uscita
per fare una misura rompi il cazzo a un elttrone
che come per ripicca ti rovina la misura
come per ripicca ti rovina la misura
è la maledizione dell'indeterminazione
che neanche planck ed einstein sono in grado di evitare
è la maledizione dell'indeterminazione
e neanche planck ed einstein sono in grado di trovar la soluzione
il mio vicino mormora, sgomento,
ma cosa dice? di che cosa parla?
ma tu, poi, l'hai mai visto un elettrone? ...
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4. |
:riflessi
02:53
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rasentano piano gli specchi invisibili
non lascian traccia nell'ombra
gli specchi non hanno riflessi
gli specchi non hanno riflessi
non cade su loro dell'ombra una macchia
neanche la macchia dell'oro
e un raggio di luce giallastra
vien fuori dal centro
sul raggio rimangono lievi impalpabili
le impronte sfumate di luci di nebbie
sul raggio rimangono lievi impalpabili
le impronte sfumate di luci di nebbie
riflessi !
appaiono spaiono lenti
si fanno ora vivi ora smorti
appaiono spaiono lenti
dei volti bianchissimi
appena il pallore la luce ne scopre
vi passa pian piano la
nebbia e ricopre
a un tratto splende uno sguardo
gli specchi non hanno riflessi
occhi che corrono cercando pungenti
o in fondo confusi languenti morenti
e in basso una ridda di dadi danzanti
ne splendono i punti scurissimi
vi passan lievi davanti
le impronte sfumate di luci di nebbie
le impronte sfumate di luci di nebbie
riflessi !
appaiono spaiono lenti
si fanno ora vivi ora smorti
appaiono spaiono lenti
dei volti bianchissimi
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5. |
Sperando
03:52
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t'ho visto seduto tutto solo in un caffè molto alla moda, sperando
eri concentrato sul tuo smartphone, rileggevi i tuoi messaggi, sperando
di celare l'ansia dell'attesa di qualcuno di qualcosa, sperando
di trovare il modo di alleviare l'agonia dei tempi morti
aspettando che qualcuno arrivi
e ti domandi se non ti ha paccato
e cosa penseranno di te gli altri hipster
che ci fai da solo nel caffè alla moda?
per fortuna che puoi fare finta di inviare dei messaggi, sperando
che qualcuno dei tuoi amici metta dei 'mi piace' alle tue foto, sperando
che si veda bene che ti trovi in un caffè molto alla moda, sperando
di trovare il modo di alleviare l'agonia dei tempi morti
perché hai bisogno di essere notato
di essere qualcuno di essere qualcosa
dentro ai tuoi stivali di gran moda
e che non pensino che sei stato paccato
che diavolo avranno poi da dirsi che ci vuole tanto tempo, sperando
ti domandi in mezzo agli altri hipster nel caffè molto alla moda, sperando
che anche nelle loro discussioni ci sia qualche tempo morto, sperando
ma sembra non si vedano da anni, o è l'effetto della birra?
hai aspettato per almeno un'ora
dentro ai tuoi stivali di gran moda
ah che ansia prendere la sola
e non ti chiedi cos'ho fatto di male
strano talento che ti invidio un poco
quando cadi, cadi sempre in piedi
e che ci sia qualcosa che devi espiare
è un pensiero che nemmeno ti sfiora
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6. |
Aleph
04:54
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nella cantina di Elena Viterbo
morta nel millenovecentoventinove
un giorno ho visto il microcosmo alchemico
il nostro vero amico primordiale
del diametro di circa otto centimentri
e di quasi insopportabile fulgore
fui accompagnato da Carlos Daneri
cugino grasso di Elena Viterbo
che l'aveva scoperto per errore
cadendo per le scale da bambino
e quando riaprì gli occhi vide...
l'aleph !
mi disse di guardare attentamente
tra l'ottavo ed il settimo gradino
una minuscola sfera cangiante
che sprigionava un bagliore accecante
una minuscola sfera cangiante
che sprigionava un bagliore accecante
e in quell'istante semplice e gigante
ho visto dei miliardi di milioni
compiere azioni deliziose e orripilanti
ed ogni cosa era infinite cose
perché ero ovunque simultaneamente
guardando da tutti gli azimuth esistenti
guardando da tutti gli azimuth esistenti
e ho visto tutte le città degli uomini
tutte le moltitudini d'America
ho guardato in ogni specchio del pianeta
nessuno rifletteva la mia immagine
nessuno rifletteva la mia immagine
nella cantina di Elena Viterbo
accompagnato da Carlos Daneri
tra l'ottavo ed il settimo gradino
quando riaprii gli occhi vidi
l'aleph
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7. |
Segnali
01:13
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Skank Bloc Records Paris, France
"living on a notion, working on a hope/a Euro-ruled vision and a skank in scope"
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